mercoledì 25 novembre 2009

La donna è una riosrsa, non un peso.

Oggi, si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nonostante siano maturati i tempi, l’evoluzione sociale abbia subito, almeno apparentemente, un miglioramento socio-culturale, ancora assistiamo a forme di annullamento umano che annichiliscono il sesso debole. La cultura democratica non può di certo essere comparata con l’oscurità sociale e razionale vigente in Paesi in cui i diritti dell’uomo vengono considerati foglie in preda al vento nella notte scura. Si presume che la cultura, la conoscenza, il sapere, possano dettare spazi nuovi per agire in società con un piglio diverso. Non è così purtroppo. E’ patente il dislivello concreto tra uomo e donna. L’emancipazione figurativa della donna scansata da una presunta superiorità maschile. Basti vedere il quantum di donne poste a ruoli di vertice nel nostro Paese e soprattutto lo sbigottimento, anche mediatico, che accompagna la nomina, in casi del tutto eccezionale, di donne a posti di potere. Lo sconcerto però, matura tra le mura domestiche. Quest’ultime si trasformano da tempio della serenità familiare a luogo di pesante frustrazione e ammorbamento psico-fisico. Subire senza poter reagire, annullarsi sotto la coltre di violenza fisica o verbale che un uomo rivolge ad una donna è davvero impensabile. Eppure succede. Accade troppo spesso, che la donna cerchi di soprassedere per non smembrare ancora di più un equilibrio ormai svanito. Si tace per ricucire i cocci di un rapporto familiare. S’ingoiano lacrime amare per salvare la propria famiglia, non far pesare ai figli un dramma che già si vive in prima persona. La donna, mostra quella sua ampia capacità di autodifesa che per sua indole, estende a se stessa ed anche agli altri. La denuncia, lo sfogo, arrivano quando il dolore assume una proporzione incommensurabile, quando a volte è troppo tardi per recuperare il proprio rapporto con la vita. Questa violenza, si associa a quella forma spietata di mortificazione a cui la donna quotidianamente è esposta. La donna oggetto è un dato di fatto. I media esaltano spudoratamente la forma della donna, negli aspetti più profondi pur di fare del sesso debole punto di attrazione mediatico e pubblicitario. Anche la politica, non è esclusa da questa forma di perversione. Le nuove generazioni, crescono con il mito della donna bella che prostrandosi ad uso e consumo del potente di turno, potrà avere il mondo in mano. Basta mettersi in mostra in un reality, lasciarsi andare ad amplessi mediatici, e la notorietà schizza alle stelle. Tutto molto nefasto. E’ difficile fare un passo indietro quando la perversione risulti essere così dilagante. Tuttavia, è bene accogliere in uno Stato maledettamente sgretolato come il nostro, piccole forme di garanzia dettate dalla legge sullo stalking o dalla repressione del mobbing in ambito lavorativo. Vanno ripristinati gli equilibri sociali, attraverso un diverso input educativo, associato anche a forme di acuta ed intensa repressione. La donna come l’uomo non si compone di sola forma, ma soprattutto di sostanza. E’ questo secondo elemento che costituisce il dna umano con tutte le sue peculiari sfaccettature, alcune delle quali si riscontrano nel pudore, nel decoro, nella reputazione e nell’onore di ciascun individuo, senza distinzione di sesso alcuna. La donna non può essere un oggetto di proprietà, poiché quest’ultimo concetto nell’accezione giuridica del termine, è collegato al bene materiale non all’essere umano. La donna è una risorsa, non un peso.
M.B.

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