domenica 17 gennaio 2010

L'insegnamento alla vita

C’è sempre un punto di partenza rispetto al quale prendere consapevolezza del mondo circostante. La nascita, rappresenta la distinzione profonda tra l’essere umano e l’essere materiale, quest’ultimo standardizzato nelle sue diverse forme ma privo di vitalità e di sentimento capaci di contribuire al mutamento delle sorti del mondo stesso, positive o negative che siano. L’uomo, rispetto alla materia in se, ha una marcia in più che lo rende unico: il pensiero. Se l’uomo agisce sulla base del proprio pensiero, è anche in grado di costruire una scala gerarchica su cui allocare i valori ritenuti più autorevoli e preziosi. La composizione gerarchica, come intuibile, ha una veste piramidale, quindi bisogna fare un distinguo tra gli elementi meno importanti da porre alla base, e via via, incamminarsi fino al vertice ove adagiare il bene più importante. Qualsiasi tipo di considerazione in merito, non potrà non convenire nel designare la “vita” il bene assoluto. La nascita delle moderne democrazie, regolamentate da impianti costituzionali razionali e pacifici, pongono sempre al centro l’uomo e la sua vita. La nostra carta costituzionale, nel Titolo I, enuclea i principi fondamentali dell’individuo, nonché la possibilità di salvaguardare lo straniero qualora nella terra d’origine non sia in grado di poter vivere tale dimensione di libertà. La vita è un bene prezioso dal valore inestimabile, la cui importanza e tutela, dovrebbero trasversalmente trovare spazio in ogni angolo del mondo. Purtroppo non è possibile concepire nemmeno lontanamente un’amalgama di serenità nella vita di tutti gli uomini. La storia, insegna come spesso i valori costituenti l’essenza dell’uomo stesso - il pensiero, il ceto sociale, il colore della pelle - , abbiano funto da detonatore per le scoppio di feroci guerre. L’idea della razza pura, ha portato alla distruzione di migliaia di esseri umani senza una vera ragione. Solitamente però, dagli errori del passato, bisognerebbe imparare per costruire un futuro sgombro da simili atrocità. Non è così. L’evoluzione dei tempi, nonostante abbia contribuito al miglioramento economico-finanziario, ha lasciato forme di profonde disuguaglianze e di alterazione socio-culturale non di poco conto. Xenofobia, razzismo, parole che testimoniano la paura per il colore della pelle diverso, l’avversione nei confronti di chi è umanamente strutturato in modo diverso. Un’analisi su come davvero sia difficile il venir fuori da drammatiche situazioni, la si può fare sulla tragedia di Haiti. Magnifica isola caraibica, situata in uno dei più bei posti del mondo, a pochi km dalla splendida Santo Domingo, eppure è il simbolo dell’annichilimento umano e materiale. Non mi riferisco al terremoto che ha indubbiamente contribuito all’annientamento di una popolazione, bensì alla cruda oppressione di chi per anni ha fatto i conti con la povertà e la violenza. E’ impressionante, vedere il volto di migliaia di bambini, vestiti solo della loro pelle, in preda allo smarrimento più totale senza versare una lacrima o emettere un gemito di dolore. Trovo tutto questo commovente e soprattutto un monito che viene lanciato a chi piange seduto comodamente sul divano poiché è stato oggetto di un banale rimprovero. Quegli sguardi, rappresentano un “inno alla vita”, un insegnamento a capire finalmente che il ricco non può continuare a massacrare il povero e che quest’ultimo ha il diritto di vivere così come è concesso a tutti. In casa nostra, viviamo un dramma similare: la non accettazione del diverso, il quale lo si costringe a vivere in tuguri animaleschi e poi si pretende che la sua condotta civile debba essere improntata a quella di cittadino modello. Disperati che vanno da una parte all’altra dell’Italia, ma il cui colore della pelle è sempre oggetto di pregiudizio, derisione e a volte aggressione. Ecco quindi un esempio a noi vicino di come la vita in se non è più un bene primario se non riguarda un nostro connazionale. Il buonismo non premia, e di questo ne siamo consapevoli tutti. Aprirsi totalmente allo straniero, quando già l’Italia vive profondi problemi, specie di natura occupazionale, sarebbe fuori luogo. Il rispetto delle leggi nell’accezione preventiva e sanzionatoria è sacrosanto. Altrettanto sacrosanta è però l’integrazione, il garantire la dignità di essere umano all’immigrato che giunge in Italia per contribuire al progresso economico della nazione attraverso il proprio lavoro e migliorare la condizione di vita delle famiglie che spesso rimangono nei paesi d’origine. Prima di usare il manganello è bene aprirsi all’idea che il campanilismo sociale non ha più spazio. Le ondate migratorie, non potranno arrestarsi fino a quando la povertà dilagherà imperante in alcuni angoli del pianeta e soprattutto, piaccia o meno, col diverso bisogna conviverci. Il manganello fuori controllo, porta ad episodi aberranti, quali la catena di morti sparsi lungo il deserto del Sahara a seguito del violento respingimento libico. Chiudo con una riflessione: siamo poi tanto sicuri che le conseguenze del manganello a tutti i costi le pagheranno sempre i “diversi”?
M.B.

2 commenti:

  1. Ciao Marco. Come non essere d'accordo alla tua analisi così concreta e precisa. Purtroppo,secondo il mio modesto parere, molto gira sulla fortuna o sforuna di dove si ha la stessa sorte di venire alla luce. Vi sono popolazioni che per far si che altri stiano bene devono per forza di cose tare male. Ninente di più orribile e sbgliato, ma se fai due conti che so che tu hai già fatto, ad esempio sul rapporto che esiste tra le risorse energetiche e il numero della popolazione mondiale, risulta facile capir che tutti non possono usufruire delle dette risorse, altrimenti la temporanea esitenza in questo piccolo pianeta terminerebbe, per i più forti, prima del previsto. Dimmi cosa ne pensi...!

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  2. Caro Diego, sono in linea con quello che affermi poiché la triste verità dei fatti n'è la più lucida conferma. Tuttavia, non si può continuare a mercanteggiare i valori essenziali dell'essere umano, la vita in primis. Le forti oppressioni, inevitabilmente generano sfoghi non proprio civili, per cui è bene ripensare a come, anche se a piccoli passi, ristabilire un equilibrio tra ricco e povero. La sperequazione tra opulenza assoluta e povertà imperante porta alla catastrofe.

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