mercoledì 2 novembre 2011

La grande onda


La crisi morde alle calcagna, e l’Europa nella sua fragilità istituzionale sta cercando di correre ai ripari per non soccombere nel disastro speculativo-finanziario. All’Europa, così com’è strutturata oggi, si puo’ addebitare scarsa lucentezza istituzionale ed economica, mentre a muovere i fili dell’azione operativa sono i singoli stati i quali non vogliono perdere la propria supremazia nel dettare le regole ai paesi più poveri dell’Unione. Il discorso è molto più complicato, considerando il legame finanziario che sussiste tra i diversi Paesi, altrimenti se le banche tedesche non avessero incorporato titoli greci, credo si sarebbe lasciato il suolo ellenico sprofondare nell’abisso. Se la Grecia piange l’Italia non ride, anzi, sono gli altri che ridono dell’Italia e di chi ne rappresenta la credibilità nel resto del mondo. E’ stucchevole ripetere all’infinito i soliti concetti di buonismo etico-istituzionale che poi non trovano conferma, ma è altrettanto interessante fare un attimo il punto della situazione. Volente o nolente il nostro Paese è nell’occhio del ciclone. Nella sola giornata di ieri le borse hanno bruciato una quantità spropositata di danaro. Questa situazione oltre ad essere un vero è proprio allarme, rappresenta un’autentica ghiottoneria per gli speculatori, i quali nonostante la lettera d’intenti presentata a Bruxelles qualche giorno fa, godono nella consapevolezza che un governo debole ed un’opposizione inesistente, mai potranno rappresentare un serio pericolo alle loro mire finanziarie. Il vero dramma è dato dalla credibilità del nostro Paese. Continuano però a circolare voci rassicuranti sulla solidità dell’Italia in quanto è un Paese di risparmiatori. Una cazzata colossale come questa porta i mercati ad accanirsi ancora di più, e chi vaticina tale ottimismo è meglio che si affidi ad un ottimo psichiatra. I risparmi non sono eterni, e se non si mette in moto la ripartenza, si rischia lo sfaldamento totale. Il risparmio è sinonimo di stallo e profonda recessione. E’ come dire ai passeggeri di una nave che sta per affondare: non preoccupatevi anche se la nave affonda ci sono le scialuppe di salvataggio. Allora sorge subito una domanda: in quanti poi potranno realmente salire su queste scialuppe e mettersi in salvo? E’ vero che la crisi è diffusa e generalizzata, ma ciò che distingue noi dagli altri è la capacità, la competenza e la lungimiranza nel non saper affrontare i problemi. La nostra classe politica, oltre ad essere per buona parte leziosa ed incapace, non ha la benché minima umiltà di ammettere i propri errori, di fare un mea culpa per quanto successo e capire in che modo ripartire. In Italia tutti sanno far bene e continuiamo ad indietreggiare. L’Europa ci chiede di svegliarci, e al massimo presentiamo una lettera dal contenuto vacuo. Mai come in questo momento, le scelte politiche dovrebbero avere un connotato altamente impopolare per tirare fuori la nave dalla tempesta, ma come al solito gli interessi elettoralistici portano alla paralisi più completa. Si parla di un governo di salute pubblica capace di far fronte all’emergenza. Acclarato che l’attuale esecutivo è in affanno nella sua composizione numerica e che l’opposizione non esiste, un esecutivo tecnico e non politico potrebbe essere la soluzione se a capo del quale vi fosse una personalità dall’alto spessore istituzionale non imbrigliata dalle solite logiche di potere insite in una possibile accozzaglia di partituncoli pronti ad andare ad occupare le poltrone, altrimenti è meglio il voto anticipato, possibilmente con una nuova legge elettorale e con una rinnovata classe dirigente. Mi spiace dirlo, ma il pensiero positivo del domani migliore ha fracassato letteralmente le scatole. L’indignazione nostrana è soltanto di facciata, ma non ha in serbo quella spinta culturale che muove in altri paesi e che porta centinaia di migliaia di persone ad occupare pacificamente le piazze e chiedere a chi comanda di farsi da parte. Noi italiani in fondo ci arrangiamo, qualsiasi cosa succeda va sempre bene fino a che non tocchino i nostri interessi personali, perché, in fondo in fondo, del bene comune non frega nulla a nessuno. La grande onda del fallimento può anche riversarsi, l’importante è che mi salvi IO.


The Great Wave

The crisis bites at the heels, and Europe in its institutional fragility is trying to do something not to succumb in the disaster and financial speculation. For Europe, as it is structured now, you can 'charge low gloss institutional and economic, and operational action to move the wires are individual states which do not want to lose its primacy in setting the rules for the poorest countries the Union. The speech is much more complicated, considering the financial ties that exist between different countries, or if the banks had not built German Greek titles, I think they would let the soil Hellenic sinking into the abyss. If Greece Italy weeps not laughs, indeed, are the others laughing and who represents Italy's credibility throughout the world. And 'cloying endlessly repeating the usual concepts of institutional ethical-gooders then not confirmed, but it is also interesting to take a moment of the situation. Willy-nilly, our country is in the eye of the storm. In one day yesterday bags have burned an inordinate amount of money. This situation in addition to being a real alarm, is a real delicacy for the speculators, who in spite of the letter of intent submitted to Brussels a few days ago, have recognized that a weak government and an opposition that does not exist, never will pose a serious threat to their financial ambitions. The real drama is given the credibility of our country. However still rumors reassuring about the solidity of Italy as a country of savers. Fucked up huge markets such as this leads to even more relentlessly, and who foretold that optimism should put their trust in a good psychiatrist. The savings are not eternal, and if it is set in motion the restart, you risk the disintegration of the total. The saving is synonymous with stagnation and deep recession. It 'like saying to passengers of a ship about to sink, do not worry even if the ship sinks the lifeboats are: how many of these boats can get to safety? It 'true that the crisis is widespread and generalized, but what distinguishes us from others is the ability, competence and foresight in not knowing how to deal with problems. Our political class, as well as being prissy and unable for the most part, has not the slightest humility to admit mistakes, to do a mea culpa for what happened and figure out how to start. In Italy we all know to do well and continue to retreat. Europe asks us to wake up, and up to present a letter from the content vacuum. Never before at this time, the policy choices should be a highly unpopular connotation to pull off the ship in a storm, but as usual the interests electoral lead to complete paralysis. There is talk of a government capable of tackling public health emergency. Established that the current executive is in trouble in his numerical and that the opposition does not exist, an executive engineer, not a political solution could be if the head of which there was a personality from the institutional thickness harnessed from the usual logical power inherent in a jumble of possible partituncoli ready to go to occupy seats, otherwise it is better to vote early, possibly a new electoral law and with a renewed ruling class. Sorry to say, but the positive thinking of better tomorrow literally smashed boxes. The outrage is only our local front, but not of Serbia that has pushed cultural moves in other countries and bringing hundreds of thousands of people to peacefully occupy the streets and ask who's boss to step aside. We Italians in the end we arrange it, whatever happens is all right until they touch our own interests, because, deep down, the common good, do not give anything to anyone. The great wave of bankruptcy can also pour, the important thing is that unless I IO.

1 commento:

  1. Mi trovi talmente concorde sulla descrizione del popolo italiano, in quanto non conosco nello stesso modo gli altri popoli europei, che non aggiungo altro! Il disgusto che trovo è tale, al punto da chiedere a me stesso, quale sia l'assurdo motivo che mi spinge a scrivere queste righe! Addio itaglia, tra due mesi ti lascio per sempre

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